L’immissione canonica di monsignor Gabriele Gioia a prevosto parroco di Varese, domenica 8 Dicembre, è iniziata con centinaia di persone con il naso e gli occhi all’insù verso il campanile del Bernascone dove un manipolo di atletici vigili del fuoco, dopo essersi calati per dimostrare come siano allenati a salvare vite umane anche in situazioni di complicate emergenze, hanno consegnato il testimone ad altri colleghi che hanno provveduto ad issare sul retto del campanile una corona benedetta a protezione della città.
Una postura, quella del pubblico presente, che meglio non poteva sottolineare simbolicamente ciò che qualche minuto più tardi, in basilica, il nuovo Prevosto avrebbe sottolineato: «Oggi non siamo qui riuniti per celebrare il parroco, ma Cristo Re, che è il vero centro, il cuore pulsante dell’universo. È guardando in alto verso di Lui che dobbiamo tendere. Come è difficile vivere alla sequela di Cristo. Dobbiamo vincere il nostro ego e fare tesoro della docilità dello Spirito Santo, come Maria Immacolata, che docilmente ha consentito che il Verbo diventasse carne e alla Quale oggi, nel giorno della sua Festa, ci rivolgiamo per essere aiutati e imparare a seguire Cristo».
Nel corso dell’omelia, dopo avere ringraziato i tanti sacerdoti presenti alla concelebrazione eucaristica presieduta dal vicario episcopale don Franco Gallivanone (tra gli altri, i monsignori Ettore Malnati, Gilberto Donnini e il decano don Maurizio Cantù), monsignor Gioia s’è soffermato sull’esasperato individualismo che affligge la società ed ha auspicato che «le nostre comunità si dimostrino scuole di vocazione alla comunione». Accennando poi al grave problema della disoccupazione che sta affliggendo anche il nostro territorio, il Prevosto ha tenuto a precisare che «dietro ad ogni lavoratore licenziato c’è il volto di una persona che soffre, ragione per la quale faccio mie le parole dell’arcivescovo Delpini, pronunciate nel Discorso di Sant’Ambrogio: “benedetta la città che si predispone ad accogliere tutti”». Nel concludere la sua concisa omelia monsignor Gioia ha lanciato un messaggio preciso: «Urge impegnarsi, a tutti i livelli, certamente per comprendersi, ma soprattutto per convivere pacificamente nella diversità».
Parole di cordiale benvenuto al Prevosto sono state rivolte dal sindaco, Davide Galimberti («in un mondo sempre più complicato è indispensabile fare rete ed è quindi importante lavorare insieme, comunità civile ed ecclesiale»), dal Vicario Episcopale («l’alto numero di presbiteri convenuti attorno al muovo parroco della Comunità pastorale Sant’Antonio abate è significativo e di buon auspicio perché dimostra la comunione fraterna tra loro») e da un rappresentante del consiglio pastorale («siamo pronti a dare il nostro contributo per rendere vitale la Comunità di San Vittore»).
Alla celebrazione eucaristica, puntualmente iniziata alle ore 16 e seguita dalle voci della Corale di San Vittore accompagnate all’organo dal maestro Gabriele Conti, hanno preso parte rappresentanze di fedeli dei luoghi in cui monsignor Gioia ha svolto il suo ministero – Lecco, Castellanza, Civate, Cassano Magnago e Valmadrera, dove è nato –, gli scout, la Croce Rossa, associazioni laicali.
Tra le autorità civili presenti, oltre a Marco Magrini, presidente della Provincia e a Giuseppe Carcano, direttore dell’Ufficio scolastico territoriale, il già citato sindaco, Davide Galimberti insieme ad alcuni assessori e ad altri colleghi varesini. Tra le autorità militari, che hanno reso omaggio al Prevosto il colonnello dei Carabinieri. Giuliani accompagnato dal maggiore Chiara Crupi, Ufficiali dell’Esercito, delle Fiamme Gialle, della Polizia cittadina e dei Vigili del Fuoco.