È stata presentata questa mattina nella Sala conferenze della Curia, alla presenza dell’Arcivescovo, la prima edizione del Bilancio di missione dell’Arcidiocesi di Milano.
Pur consapevole delle specificità delle istituzioni ecclesiali – soggetti per molti aspetti radicalmente differenti da imprese, enti della pubblica amministrazione, istituzioni culturali o associazioni non profit -, l’Arcidiocesi ambrosiana ha deciso per la prima volta di dotarsi di questo strumento in un’ottica di trasparenza e verifica, anche interna, del livello di coerenza rispetto alla propria missione.
Come ha spiegato nel suo intervento introduttivo mons. Bruno Marinoni, Vicario episcopale per gli Affari generali e Moderator Curiae, il Bilancio di missione è «una modalità che abbiamo ritenuto molto utile per confrontare in modo strutturato strumenti e risorse: la sua predisposizione è così andata di pari passo con una riorganizzazione funzionale e una semplificazione». Una seconda caratteristica convincente, ha proseguito, è lo stile narrativo: «Lo sforzo fatto in questo documento è quello di rendere trasparenti e comprensibili a tutti le dinamiche attraverso cui la Diocesi assolve ai propri compiti: anzitutto ai cristiani che vivono sul territorio e a coloro che operano negli enti descitti, ma più ampiamente all’insieme dell’opinione pubblica».
Mons. Marinoni ha poi illustrato la struttura del documento e i criteri con cui sono stati organizzati i contenuti. Dopo una descrizione generale di come si articola una Diocesi, sono state individuate tre dimensioni che caratterizzano in modo rilevante, sebbene non esclusivo, il servizio di un Vescovo e dei suoi collaboratori alla Chiesa, in particolare nei confronti delle realtà locali che operano sul territorio (le parrocchie, ma non solo): ovvero la “cura pastorale” (indirizzo, coordinamento, formazione), la “cura amministrativa” (vigilanza canonica, consulenza amministrativa, servizi), il sostegno di attività e progetti sul territorio (la gestione diretta di opere e l’erogazione di contributi per finalità specifiche, fondi diocesani e 8xmille).
I dati contenuti nel Bilancio di missione sono dunque riferiti a questo “perimetro”, che di fatto corrisponde alla Curia arcivescovile, organizzata in una serie di uffici e servizi raggruppati in diversi vicariati, ai cosiddetti Enti centrali e alle società diocesane di servizi, tutte realtà descritte nel documento. Un insieme che occupa 226 lavoratori dipendenti laici (a cui si aggiungono naturalmente diversi sacerdoti e alcuni religiosi/e), come descritto nel dettaglio in uno dei grafici.
Alla luce dei criteri citati, non sono state invece considerate nel documento realtà diocesane che pure sono essenziali nella missione della Chiesa ambrosiana: ad esempio il Seminario arcivescovile, il Museo diocesano, la Veneranda Biblioteca Ambrosiana, i Collegi arcivescovili, l’Istituto Sacra Famiglia.
«L’auspicio – ha concluso mons. Marinoni – è che questo progetto, che qui trova una prima esplicitazione e che potrà certamente essere arricchito e perfezionato, possa anche diventare punto di riferimento per l’insieme del mondo diocesano e dei vari enti che lo compongono, a partire naturalmente dalle stesse parrocchie, che in questa prima edizione non è stato possibile prendere in considerazione».
Antonio Antidormi, economo della Diocesi di Milano, ha poi illustrato nei dettagli i numeri del documento, l’arco temporale di riferimento (l’anno pastorale 2021-22 per l’Ente Arcidiocesi e il 2021 per gli altri enti) e il metodo con cui le cifre sono state calcolate: «Al fine di descrivere il flusso di risorse economiche impiegate – ha spiegato -, i singoli bilanci della Curia Arcivescovile, degli Enti centrali e delle società diocesane di servizi sono stati analizzati ed aggregati operando una riclassificazione per destinazione riguardo agli oneri sostenuti per promuovere le tre dimensioni della “cura pastorale”, della “cura amministrativa” e del sostegno diretto».
Tali risorse sono pari a 51.899.868 euro, destinate per il 30% ad attività di vigilanza canonica, consulenza amministrativa e servizi, per il 19% ad attività di indirizzo pastorale, coordinamento e formazione, e per il 51% al sostegno di attività e progetti sul territorio tramite la gestione diretta di opere e l’erogazione di contributi per finalità specifiche.
«Contestualmente – ha proseguito Antidormi – dal lato dei proventi la riclassificazione è stata invece operata tenendo conto della provenienza delle risorse in modo da rendere evidente l’origine e la natura del flusso necessario alla copertura degli impieghi».
Si evince così che, sempre con riferimento alla cifra di 51.899.868 euro, il 38% proviene da fondi della Conferenza episcopale italiana (8×1000 ordinario, straordinario e bandi), il 37% da contributi tipici provenienti da parrocchie, enti e privati, il 23% da servizi relativi alle attività commerciali delle società diocesane; il restante 2% proviene dall’utilizzo di riserve, il che significa che le risorse impiegate hanno superato di poco le fonti.
Nelle pagine successive del documento questi numeri complessivi sono stati dettagliati e approfonditi, corredandoli con una serie di indicatori ed esempi di attività svolte: dai corsi e seminari formativi promossi dai vari uffici pastorali alle attività di sostegno per i preti anziani, dalle pratiche giuridiche e tecniche evase dagli appositi uffici amministrativi di Curia ai servizi di consulenza immobiliare per le parrocchie, dai risparmi generati dalle attività del Gruppo Acquisti Diocesano alle persone coinvolte nei pellegrinaggi organizzati dall’agenzia Duomo Viaggi, dalle attività di comunicazione di ITL e Radio Marconi alle erogazioni per i lavori di restauro delle chiese, dai numeri principali delle attività di Caritas ambrosiana (che pubblica ogni anno un proprio Bilancio sociale) al sostegno della Diocesi per i propri missionari fidei donum nel Sud del mondo, ecc.
Dopo l’intervento della prof.sa Elena Beccalli, preside della Facoltà di Scienze Bancarie, Finanziarie e Assicurative dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, che ha spiegato il senso del lavoro di accompagnamento svolto, insieme ad alcuni suoi collaboratori, nella progettazione ed elaborazione del documento, l’Arcivescovo, mons. Mario Delpini, ha concluso l’incontro riprendendo il senso di quanto scritto nella prefazione del Bilancio di missione: «Questo documento è frutto di una esperienza spirituale: ha richiesto tempo, ha impegnato a interpretare i numeri come un linguaggio che parla di persone, di servizio, di attenzione ai bisogni delle comunità e delle persone. Ha richiesto competenza per elaborare con precisione i dati e proporli alla lettura in modo che siano comprensibili come un messaggio, piuttosto che come tabelle di cui importa solo il numero finale. Il Bilancio di missione invita a considerare la bellezza e i limiti della Chiesa che amiamo; suscita ammirazione per l’immenso bene che si compie; invita ciascuno e ciascuna comunità a porre domande e a interrogarsi sulle proprie responsabilità».