Una serata intensa di riflessione e confronto quella che si è svolta giovedì 23 ottobre nella Sala Gregorianum di via Settala 27 a Milano, dove si è tenuto l’incontro “Medioriente: oggi… e domani?”, promosso dall’Assemblea Sinodale Decanale Città Studi – Lambrate – Venezia della Diocesi di Milano.
L’appuntamento, moderato da don Paolo Zago, ha visto la partecipazione di tre voci autorevoli della Chiesa cattolica: sua Beatitudine il Cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca Latino di Gerusalemme; sua Eccellenza Monsignor Paolo Martinelli, Vicario Apostolico per l’Arabia Meridionale; sua Eccellenza Monsignor Mounir Khairallah, Vescovo maronita di Batroun (Libano), collegato da remoto.
La serata si è aperta con la lettura della lettera dei vescovi lombardi, a firma dell’Arcivescovo Mario Delpini, in vista del pellegrinaggio che li porterà in Terra Santa dal 27 Ottobre. A introdurre l’incontro è stato il Cardinale Pizzaballa, che ha spiegato il ruolo e il significato del Patriarcato Latino di Gerusalemme, sottolineando la complessità del vivere la fede in una realtà segnata da divisioni. Il Patriarca ha parlato della presenza di cristiani arabi ed ebrei nella stessa diocesi e dello sforzo quotidiano di costruire unità nella diversità: “Non esiste una visione cristiana unica del conflitto, ma il desiderio di trovare un linguaggio comune che chiuda la stagione della violenza. Ciò che nasce dalla violenza muore nella violenza: è un linguaggio che dobbiamo rifiutare”. Pizzaballa ha poi distinto tra antigiudaismo e antisemitismo, denunciando il ritorno di quest’ultimo in forme laiche e politiche, estranee all’insegnamento della Chiesa. Sul piano politico, ha ribadito che la soluzione dei due popoli e due Stati resta “l’unica via possibile”, pur riconoscendo le gravi difficoltà attuali: “I palestinesi non chiedono solo assistenza, ma riconoscimento e dignità come popolo. Oggi questa prospettiva è molto difficile, ma non potrà rimanere così per sempre: serviranno formule creative di convivenza”.
In collegamento dal Libano, Monsignor Mounir Khairallah ha offerto la testimonianza di un Paese che, pur segnato dalle guerre, non ha mai smesso di credere nella convivenza tra le diverse comunità religiose: “Il Libano è formato da 18 comunità cristiane e 5 musulmane. Non è né cristiano né musulmano, ma un Paese dove ci si rispetta. La guerra non ha cancellato il desiderio di vivere insieme.” Il vescovo ha poi raccontato con profonda commozione la sua esperienza personale: “Da bambino ho perso i miei genitori durante il conflitto. Il perdono è stato per me un cammino: da ragazzo, da sacerdote, da vescovo. Accogliere, ascoltare e perdonare: sono le vie per costruire la pace.” Khairallah ha infine ricordato che la religione deve essere fonte di dialogo, non di divisione, invitando a liberarsi dalla paura dell’altro per ritrovare la fiducia reciproca.
Monsignor Paolo Martinelli, Vicario Apostolico per l’Arabia Meridionale, ha portato la testimonianza di una Chiesa “piccola ma viva” in un contesto prevalentemente musulmano. Ha ricordato la celebrazione della messa a Dubai nel 2022, con una partecipazione sorprendente: “Eravamo migliaia. In Arabia, Yemen, Oman ed Emirati vivono circa un milione di cristiani, in gran parte migranti. La nostra comunità è una gioiosa polifonia di lingue, culture e tradizioni.” Martinelli ha sottolineato l’importanza della convivenza quotidiana con i musulmani: “Molti di loro stimano il cristianesimo e sanno distinguere tra cultura occidentale e fede cristiana. È nel lavoro, nella scuola e nella vita comune che nasce il vero dialogo.”
Nel confronto finale, i tre relatori hanno concordato su un punto centrale: le religioni devono tornare ad essere risorsa di pace e non strumenti di divisione. Pizzaballa ha riconosciuto che, dopo gli eventi del 7 Ottobre, il dialogo interreligioso ha vissuto una forte crisi, ma ha invitato a non arrendersi: “Il dialogo non può restare un fatto di élite. Deve entrare nella vita delle persone, nei quartieri, nelle famiglie.” Khairallah ha ribadito che ciò che può unire le fedi è l’umanità condivisa, “il desiderio di crescere i propri figli nella pace e nel rispetto dell’altro”. Martinelli ha concluso invitando i cristiani a essere segni di speranza anche nei luoghi più difficili: “La pace si costruisce nelle parrocchie, nelle famiglie, nei gesti quotidiani. È lì che deve nascere la testimonianza del Vangelo.”
In chiusura, il Cardinale Pizzaballa ha lanciato un invito accorato: “È tempo di smettere di parlare di Terra Santa e cominciare a venire davvero in Terra Santa, per incontrarsi, conoscersi e abbracciarsi.” Un messaggio che racchiude lo spirito dell’incontro: la pace non è un’idea, ma una scelta di vita.
