Beatificazione e carità: la memoria di Don Gnocchi, un sacerdote per orfani, mutilatini e i più fragili

Sabato 25 ottobre, giorno della nascita di Don Carlo Gnocchi, la Chiesa e le comunità cristiane ricordano la sua beatificazione, avvenuta nel 2009 per volontà di Papa Benedetto XVI. Figura amatissima del Novecento, Don Gnocchi è ancora oggi simbolo di carità, dedizione e speranza cristiana.

Nato a San Colombano al Lambro (Lodi) nel 1902, visse un’infanzia segnata dal dolore: rimasto orfano di padre, perse anche i due fratelli a causa della tubercolosi. Ordinato sacerdote nel 1925, si distinse per la sua attenzione ai giovani e ai più fragili. Nel 1936 fu nominato dal cardinale Ildefonso Schuster direttore spirituale dell’Istituto Gonzaga dei Fratelli delle Scuole Cristiane di Milano.

Quando l’Italia entrò in guerra nel 1940, Don Gnocchi decise di arruolarsi volontariamente come cappellano militare per restare accanto ai soldati. Due anni dopo partì per il fronte russo con gli alpini della Divisione Tridentina, dove conobbe da vicino la tragedia della ritirata.

Al suo ritorno fu arrestato nel carcere di San Vittore per l’aiuto offerto ai partigiani, ma venne liberato grazie all’intervento del cardinale Schuster. Terminato il conflitto, Don Gnocchi si dedicò interamente all’assistenza degli orfani di guerra, dei figli dei suoi alpini caduti e dei “mutilatini”, bambini feriti dai bombardamenti o dagli ordigni inesplosi.

Profondamente convinto che la sofferenza innocente avesse un valore redentivo, trasformò il dolore in servizio, fondando opere caritative e centri di riabilitazione per i più deboli. Anche dopo la morte continuò a donarsi: offrì le cornee a due ragazzi ciechi, un gesto di straordinario altruismo che aprì in Italia il dibattito sui trapianti d’organo.

Morì il 28 febbraio 1956. La sua ultima parola, pronunciata in ospedale stringendo la mano dell’amico don Giovanni Barbareschi e con lo sguardo rivolto al Crocifisso, fu «Grazie».

A distanza di quasi settant’anni, Don Carlo Gnocchi resta una figura luminosa della Chiesa italiana: un prete vicino agli ultimi, ai giovani e ai sofferenti, la cui testimonianza continua a ispirare generazioni nel segno del servizio e dell’amore cristiano.

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