Al via le celebrazioni per il 120° anniversario della nascita di don Carlo

Il 2022 rappresenta per la Fondazione Don Gnocchi un anno importante, perché vengono ricordati il centoventesimo anniversario della nascita del beato don Carlo Gnocchi (avvenuta a San Colombano al Lambro, il 25 ottobre 1902; morì poi a Milano nel 1956) e i primi settant’anni di attività dell’Opera oggi a lui intitolata, riconosciuta ufficialmente con decreto del Presidente della Repubblica l’11 febbraio 1952.

Un doppio anniversario, insomma, che la Fondazione Don Gnocchi – in accordo con la Diocesi ambrosiana – inizierà a festeggiare a partire dalla solenne celebrazione eucaristica in programma sabato 22 ottobre, alle 10.30, nel Duomo di Milano, presieduta dall’Arcivescovo, monsignor Mario Delpini.

L’odierna celebrazione intende riproporre in piccolo la suggestione dei cinquantamila “Amis” presenti in piazza Duomo alla cerimonia di beatificazione di don Carlo il 25 ottobre 2009, con il popolo di don Gnocchi commosso attorno a quell’urna di santità, minuscolo simulacro adagiato al centro del vasto sagrato, ai piedi di guglie imponenti, nel cuore simbolico di una città e di una Chiesa capaci del più straordinario degli abbracci.

Sabato 22 ottobre saranno presenti nel Duomo di Milano i rappresentanti delle più importanti istituzioni civili e militari, delle principali sezioni e gruppi alpini, dell’Aido e dell’Associazione degli Ex Allievi, insieme a tanti amici dell’Opera di don Carlo. Con loro i vertici della Fondazione, insieme a responsabili, operatori, pazienti e familiari provenienti da numerosi Centri “Don Gnocchi” oggi attivi nel Paese, con il prezioso supporto di volontari e della Croce Rossa.

Il 22 ottobre sarà un omaggio alla memoria dell’apostolo dell’infanzia mutilata, un momento di preghiera e riflessione che vuole essere insieme occasione di riconoscenza e promessa di impegno a proseguire con coerenza il mandato da lui ricevuto, quell’«Amis, ve raccomandi la mia baracca» sussurrato in punto di morte a quanti gli stavano accanto.

«La ricorrenza del 120° anniversario della nascita di don Carlo – sottolinea don Vincenzo Barbante, presidente della Fondazione Don Gnocchi – è un’occasione preziosa per riabbracciare la sua testimonianza umana e cristiana, ritrovare le radici del suo amore per le persone più deboli come via per realizzare pienamente una vita ricca di significato e, per quanti ne hanno raccolto l’eredità, perseverare ogni giorno nel coniugare la propria attività con “competenza e compassione”, perché ogni struttura sia “casa di speranza” come ci ha esortato ad essere Papa Francesco dell’udienza concessa alla Fondazione Don Gnocchi e a tutti i suoi assistiti, collaboratori e amici il 30 ottobre 2019».

Le celebrazioni per il duplice anniversario proseguiranno nei prossimi mesi con una serie di manifestazioni e iniziative di carattere culturale, religioso e scientifico, con l’obiettivo di far memoria e riattualizzare la figura poliedrica del beato don Carlo Gnocchi, un prete straordinariamente moderno, che ha segnato in modo indelebile la storia sociale e civile italiana del secolo scorso: ordinato sacerdote nel 1925, fu brillante educatore negli oratori e tra gli studenti milanesi, cappellano degli alpini sul fronte greco-albanese e durante la drammatica ritirata di Russia, apostolo del dolore innocente nell’accoglienza delle giovani vittime della guerra (orfani, mutilati, mulattini), testimone di carità con l’istituzione della Fondazione Pro Juventute e infine profeta del trapianto d’organi, con la decisione in punto di morte di donare le proprie cornee a due ragazzi ciechi.

Allo stesso tempo, si cercherà di testimoniare – attraverso segni e gesti concreti – la continuità dell’opera della Fondazione, che affonda le proprie radici nei valori legati alla memoria, ma che rimane costantemente attenta e proiettata alla ricerca di risposte innovative e adeguate ai bisogni del nostro tempo, rappresentando oggi una realtà di primo piano nel panorama socio-assistenziale e sanitario del nostro Paese. Una sfida che continua ad avere come destinatari ultimi le persone più fragili: bambini e ragazzi con ogni forma di disabilità congenita o acquisita; persone di ogni età che necessitano di interventi riabilitativi in ambito neuromotorio e cardiorespiratorio, colpite da Alzheimer, Parkinson, sclerosi multipla, Sla o altre gravi patologie invalidanti; anziani non autosufficienti, persone con gravi cerebrolesioni o in stato vegetativo persistente, malati oncologici terminali. Un’attività – innervata da un intenso sforzo di ricerca scientifica e innovazione tecnologica e da un costante impegno formativo – svolta in 2 IRCCS (Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico), 26 Centri residenziali e 27 ambulatori territoriali, in 9 regioni e in alcuni Paesi del mondo con progetti di solidarietà internazionale, con oltre 3700 posti letto e 9 mila persone curate o assistite in media ogni giorno.

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