Nel vasto e doloroso mosaico delle tragedie del dopoguerra, la strage di Vergarolla – avvenuta il 18 agosto 1946 a Pola – rappresenta una delle pagine più amare e, troppo spesso, dimenticate. In quella domenica di sole, su una spiaggia affollata di bagnanti, l’esplosione di ordigni bellici nascosti tra le rocce trasformò un momento di spensieratezza in un’ecatombe.
Cosa significa oggi ricordare Vergarolla? Forse vuol dire riflettere su una tragedia segnata dal dolore, affrontando il lato più oscuro della storia: quello in cui la violenza politica colpisce i civili indifesi e la memoria rischia di essere manipolata o cancellata. È un invito a non dimenticare mai le vittime di ogni conflitto e a cercare la verità anche nelle pagine più difficili del passato.
Vergarolla non fu solo un’esplosione, ma un atto di crudele violenza che ancora oggi suscita interrogativi e alimenta dubbi. In un contesto segnato da forti tensioni politiche e nazionaliste tra Italia e Jugoslavia per il controllo dell’Istria e della Dalmazia, quell’attentato si inserì in un clima di violenza diffusa. Per anni, la strage fu cancellata dalla memoria collettiva, nascosta dietro narrazioni contrapposte e da un silenzio pesante che gravò sulle vittime e sulle loro famiglie.
