Mario Bertolone ( Busto Arsizio 1911- Varese 1965), fondatore del Centro di studi preistorici e archeologici di Varese e direttore della rivista Sibrium. è stato un archeologo che ha dato lustro all’Italia e alla nostra provincia in particolare.
A 60 anni dalla scomparsa il Centro studi, la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Co, Lc, MB, Pv, So e Va, la Direzione regionale Musei Nazionali Lombardia – Parco archeologico e antiquarium di Castelseprio hanno voluto onorarne la figura promuovendo convegno di studi “Un contemporaneo scomparso 60 anni fa: Mario Bertolone” articolato in due giornate, 11 e 12 Ottobre, ed animato da qualificati studiosi e illustri docenti di archeologia.
Va dato atto che senza l’intuito, la competenza, la lungimiranza e la tenacia del professor Mario Bertolone (1911-1965), archeologo varesino di fama internazionale, oggi sapremmo ben poco di quanto conservato nel Parco archeologico di Castel Seprio.
A lui si devono i primi scavi che, dal 1954 al 1958, hanno portato alla luce le pietre che raccontano, nel luogo a metà strada tra Varese e Tradate, insediamenti umani fin dall’età del bronzo e del ferro.
Bertolone aveva fiutato che, se si fosse disboscato attorno alla chiesetta di Santa Maria foris portas (rivalutata nel 1944) e l’area delle chiese del “castrum”, con qualche saggio di scavo si sarebbero potuti individuare reperti archeologici di qualche interesse.
Intuizione azzeccata perché, nel tempo, grazie agli studi dell’Associazione storica ed archeologica M. Bertone, del Centro studi M. Bertone, di diverse équipe delle Università di Padova, di Chieti e Cattolica di Milano, si è giunti a comprendere il valore storico del sito.
Gli scavi hanno messo in rilievo la continuità dell’occupazione del “castrum” in età longobarda (568 -774 d.C.), accanto alle fonti scritte che ricordano il sito come centro amministrativo e giuridico di un ampio distretto territoriale autonomo che si estendeva più o meno da Parabiago (Milano) al Monte ceneri in odierno territorio svizzero.
Sabato 11 Ottobre, nel corso di una visita al Parco archeologico aperta al pubblico, il dott. Luca Polidoro, funzionario archeologo della Direzione regionale Musei nazionali Lombardia, la bioantropologa Alessandra Mazzucchi di Osteoarc-Aps-Ets di LabDig 3A Academy insieme all’archeologa Stefania Felisati dello Studio Ar.Te. Archeologia e Territorio, hanno annunciato i risultati delle diverse campagne di scavi concluse in passato che hanno consentito di conoscere la vita nel “castrum” nel corso dei secoli.
Nel pomeriggio al Centro museale GAM-Golasecca, la dott.ssa Daniela Patrizia Locatelli (Soprintendenza ABAP Lombardia occidentale) e la dott.ssa Michela Ruffa (Archeologa, ricercatore indipendente) hanno illustrato in maniera puntuale l’organizzazione e lo sviluppo diacronico dell’insediamento nell’intera area di Sesto Calende.
Grazie ai successivi interventi in programma durante la giornata di studio per la prima volta è stata segnalata una “Memoria” inviata da Mario Bertolone al Ministero su Aksum in Etiopia e le sue antichità, sulla tomba di Re Kaleb e sugli obelischi.
Bertolone venne inviato nel 1936 come sergente di artiglieria (i giovani della classe 1911 furono inviati con obbligo da Mussolini in Etiopia), ma di fatto «all’artigliere si unì l’archeologo» come lui stesso scrisse.
Svolse infatti compiti di ufficio presso il Comando che gli permisero di redigere lavori topografici. Grazie alla sua mente illuminata riconobbe la bellezza di una civiltà umana, svolgendo ricerche, conducendo rilievi, scattando fotografie e compilando disegni, schizzi, mappe.
Incaricato in Eritrea di ricercare la “romanità ad Aksum”, (la colonia era infatti vista come un luogo da civilizzare, da colonizzare), Bertolone invece riconobbe l’importanza delle testimonianze di antiche civiltà da studiare e conservare.
Didascalia: interno della chiesa Santa Maria foris portas nel Parco archeologico di Castel Seprio
