O si vende, o si trova una soluzione per sostenere la parrocchia San Carlo di Lissago, quartiere di Varese. Questa la conclusione tratta da don Franco Gallivanone, vicario episcopale di Varese, che martedì sera, insieme a don Giampietro Corbetta, parroco della comunità pastorale Maria Madre Immacolata di cui fa parte la parrocchia San Carlo di Lissago, ha convocato un’assemblea nei locali dell’oratorio per coinvolgere i parrocchiani in modo da trovare una soluzione condivisa.
Attualmente un’area della parrocchia è affittata ad un impianto sportivo adibito a campi da padel.
Da più di un anno l’impianto sportivo è chiuso per una serie di circostanze, non ultime le lamentele di alcuni residenti per il rumore provocato dalle palline da gioco e per l’aumentato traffico dei praticanti di questo sport di derivazione tennistica.
L’Amministrazione comunale aveva anche negato l’autorizzazione di realizzare una cappa gonfiabile in modo da rendere possibile l’uso dei campi anche nel periodo invernale, frenando in tal modo il punto di pareggio dell’investimento fatto dai promotori del padel lissaghese.
Risultato: lancio della spugna e impossibilità di garantire alla parrocchia l’affitto concordato per l’uso del terreno.
Don Corbetta ha prospettato l’ipotesi che altri possano subentrare nella gestione dell’impianto, ma costoro si attiverebbero solo se fosse garantito l’esplicito assenso dei residenti.
Nel corso dell’assemblea sono emerse due ipotetiche soluzioni: «Siamo 400 famiglie, se ognuna si tassasse di 10 euro al mese, ogni problema sarebbe risolto»; «se Lissago si unisse ai due limitrofi quartieri di Bobbiate e di Calcinate del Pesce si potrebbe costituire una Pro Loco».
Qualcuno ha anche osservato che in una piccola comunità, più che creare divisioni tra i singoli (padel sì, padel no), occorrerebbe costituire un comitato per spingere l’Amministrazione comunale a non trascurare il quartiere.
Lissago è una comunità di circa 1.000 persone e una settantina sono quelle che partecipano alla Messa domenicale. Le loro offerte, per quanto generose, non coprono le spese di gestione ordinaria della parrocchia. Ne consegue che per tenerla in vita occorrono altri proventi.
Il Vicario episcopale è stato chiaro: o vendita o messa a reddito del bene parrocchiale.
La vicenda del padel di Lissago, che ha fatto discutere animosamente tanti e procurato amarezze a don Corbetta, è lo specchio di quanto sta accadendo da tempo nel nostro Paese e nell’intera Europa: la diminuzione dei fedeli praticanti.
Da qui lo spopolamento non solo delle chiese e delle tante attività ad esse collegate, ma, ancor più grave, l’inaridimento delle vocazioni sacerdotali e religiose.
Una soluzione per la parrocchia di San Carlo comunque si troverà, anche perché il buonsenso non manca ai Lissaghesi.
La vera questione, però, quella che deve far riflettere chi ancora si sente attratto dalla Chiesa, sono le parole di Gesù, “Quando il Figlio dell’uomo tornerà, troverà ancora la fede sulla terra?”, riferite dall’evangelista Luca al capitolo 18. È lo spegnimento della fede l’elemento drammatico che va ben oltre il padel di Lissago.
didascalia: un momento dell’ assemblea nell’ oratorio di San Carlo in Lissago