Civiltà della Memoria

Gennaio. Febbraio. Giorni della memoria: l’umanità riflette sul suo passato, “perché diventi motivo di sapienza”, perché si guardi al futuro con speranza.

La nostra società dedica annualmente particolari giorni alla commemorazione di eventi che hanno segnato indelebilmente la nostra storia recente. Più di un popolo ricorda con emozione e commozione vicende dolorose che vorrebbe non si ripetano ma che, stando alle narrazioni dei nostri giorni, si stanno riproponendo in qualche modo, in vari territori, sul nostro amato pianeta.

Celebriamo il Giorno della Memoria come ricorrenza del 27 gennaio, giornata per commemorare le vittime dell’Olocausto. Proprio in quel giorno del 1945 le truppe dell’Armata Rossa, impegnate nella offensiva Vistola-Oder in direzione della Germania, liberarono il campo di concentramento di Auschwitz.

Commemoriamo “Nikolajewka” il 26 gennaio, nella ricorrenza dell’80 mo Anniversario (1943-2023), da quest’anno anche “Giornata nazionale della memoria e del sacrificio degli alpini”.

Commemoriamo il Giorno del ricordo, solennità civile nazionale, celebrata il 10 febbraio ogni anno, che ricorda i massacri delle foibe e l’esodo giuliano-dalmata. Solennità istituita con legge nel marzo 2004, che vuole “conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”.

Vogliamo, in particolare, soffermarci sulle vicende nazionali e sofferenze patite degli Alpini, e sulle ‘giornate” a loro dedicate. Vogliamo qui, per un momento e sinteticamente, rammentare il motivo ricapitolandone la ’storia’. A tal proposito la giornata del 26 gennaio 2023 è stata anche la giusta occasione per l’uscita del film di Alessandro Garilli La seconda via”, che costituisce la prima opera cinematografica (fiction, non documentario) dedicata alla vicenda degli Alpini in Russia. (Sul film, maggiori dettagli più avanti, in questo articolo).

Nell’estate 1942 gli Alpini (truppe di montagna dell’Esercito Italiano) giungono in Russia a supporto dell’armata tedesca (a quel tempo alleata con quella italiana). Dopo pochi mesi, nel bel mezzo di un gelido inverno, i soldati italiani si trovano completamente circondati dagli avversari (russi).

Braccati dai russi, agli Alpini non rimane che un’unica disperata possibilità: affrontare un terribile viaggio a ritroso; 200 km in un deserto di neve, a 40° sotto zero, continuando a combattere giorno e notte per salvarsi: fronte russo, 1943, fino alla eroica “battaglia di Nikolajewka” (26 gennaio 1943) e lo sfondamento verso l’agognata e quasi insperata salvezza verso casa, l’amata Italia. Circa 100 mila alpini non sono ritornati.

La ricorrenza di quella eroica ma triste giornata (per i molti caduti) è dunque celebrata – sul nostro territorio varesino, ma anche su quello nazionale – con l’annuale Pellegrinaggio al Sacro Monte di Varese, per la commemorazione dei caduti e dispersi sul fronte russo.

Nel santuario di Santa Maria del Monte è conservata un’ampolla con la terra di Russia, che sul finire degli anni ’90 del secolo scorso l’alpino tradatese Serajevo Albisetti, con alcuni altri, volle portare in Italia.

Serajevo tornava in quella terra che aveva visto cadere nel dicembre 1942 il fratello Dorligo, comandante della 112ª Compagnia del battaglione ‘Val Chiese’ e medaglia d’argento al Valor Militare durante la battaglia di Kotowsky (settembre ’42).

A proposito della famiglia Albisetti anche la figura del padre Andrea rientra in quelle da non dimenticare: era il noto “capostazione di Tradate” che leggendo i dispacci in controluce salvò molti ebrei dall’arresto e dalla deportazione: esiste un libro documentato sull’argomento.

Nella commemorazione di Nikolajewka il santuario del Sacro Monte ha accolto come ogni anno, dopo il ‘pellegrinaggio’ a piedi sul percorso delle Cappelle, molti alpini, Sezioni e Gruppi, nella condivisione, insieme ai sei concelebranti, l’arciprete don Sergio Ghisoni, i cappellani militari don Giorgio Spada e don Franco Berlusconi, dell’intenso momento del ricordo e della preghiera con tutti gli intervenuti, autorità civili e militari, il prefetto di Varese e sindaci di Cantello, Saltrio, Carnago, assessori, cittadini, famiglie.

Celebrazione e commemorazione accompagnate, coma da tradizione, dai canti eseguiti dal Coro A.N.A. della Sezione di Varese. Con la recita solenne della ‘Preghiera dell’Alpino’. E lo struggente canto “Nikolajewka”.

“Tutti gli anni il pensiero di questo evento storico – ha voluto ricordare don Giorgio – e di questa guerra, e di tanti eventi di guerra anche attuali ci lascia triste memoria e non riusciamo ad accettare che nella storia del mondo sia scritto tanto dolore, soprattutto quando è frutto della malvagità umana…; ma ci sono stati anche tanti gesti di amore, di solidarietà, di aiuto, di fratellanza…”.

Sentimenti che sono stati espressi nella “Commemorazione ufficiale”: negli anni scorsi, essa era spesso tenuta da un reduce di Russia; quest’anno la Sezione di Varese ha pensato di riproporre le parole di un grande reduce, ‘andato avanti’ nel 2012, Nelson Cenci, varesino d’adozione, medaglia d’argento al Valor Militare sul campo come comandante di plotone della 55 ª compagnia del Btg. ‘Vestone’.

Citato più volte ne ‘Il sergente nella neve’ di Mario Rigoni Stern, Nelson ha raccontato la sua esperienza in molti scritti. Ferito nella battaglia di Nikolajewka, è costretto ad abbandonare il fronte, caricato su una slitta trainata da un mulo, verso l’ospedale di Karkov: vicenda ripresa nel film “La seconda via” di Alessandro Garilli.

A conclusione della commemorazione, il presidente della Sezione A.N.A. di Varese, Franco Montalto, ha ringraziato tutti i partecipanti, lasciando trapelare emozione per l’alto significato dell’evento varesino.

Nel medesimo 26 gennaio è stato presentato a livello nazionale il film (fiction, non documentario) “La seconda via”. Ed il 28 gennaio la prima proiezione, a Varese. “Sedici anni fa – ha affermato il regista Alessandro Garilli presentando l’opera al ‘multisala Impero’, come proiezione riservata agli alpini – ho iniziato a scrivere per il film, accompagnato dalla narrazione di Nelson, desideroso di comunicare l’esperienza e le traversie vissute in Russia in quegli anni. …

Mi chiedevo se sarei stato in grado di capire il dolore …; spesso è difficile o impossibile, però tentare di farlo ti aiuta a crescere. Ho condiviso questo pensiero anni fa proprio con Nelson Cenci”. E soggiunge: “La seconda via” è certamente un fazzoletto troppo piccolo per tutte quelle lacrime …”.

“Specialmente chi ha molto sofferto può insegnare quali sono le vie della pace e della fratellanza … L’uomo capisce sempre dopo quello che ha avuto prima, e spesso lo capisce nel momento in cui viene privato di quella cosa”. “E – conclude il regista – specialmente oggi che quei girasoli (ndr: il regista pensa al film , “I girasoli” del 1970 di Vittorio De Sica, dove il protagonista, Marcello Mastroianni, è dato per disperso in Russia) sono tornati a macchiarsi di sangue, il mio grande desiderio è che “La seconda via”, nel suo piccolo essere film, possa contribuire alle vie della pace e della fratellanza”.

Condividi:

Related posts