Domenica 12 gennaio, la Polizia di Stato di Busto Arsizio ha arrestato un giovane di origine albanese per resistenza a un pubblico ufficiale.
La pattuglia del Commissariato è intervenuta in un bar del centro città dopo la segnalazione di una grave minaccia ricevuta da un uomo, secondo quanto riferito dai baristi. Sul posto, gli agenti hanno scoperto che il giovane, di origini albanesi, aveva già creato scompiglio il giorno precedente. Dopo aver bevuto un caffè senza pagare, di fronte alle proteste dei baristi, aveva rovesciato alcuni tavolini nel dehors, insultando e minacciando i presenti.
Nonostante gli fosse stato chiesto di andarsene, l’uomo è ritornato domenica sera, poco prima dell’orario di chiusura, determinato a “regolare i conti”. Ha minacciato di nuovo i due baristi, esigendo del denaro e minacciandoli di violenza in caso di rifiuto. Si è poi appostato all’esterno del locale per attendere l’uscita dei dipendenti, ma si è dileguato prima dell’arrivo della polizia.
Grazie alla descrizione ricevuta, il soggetto è stato individuato poco dopo all’interno di un altro locale, dove stava consumando un pasto. Quando gli agenti sono intervenuti per identificarlo e agire nei suoi confronti, l’uomo ha cercato di ottenere il supporto di alcuni connazionali presenti, tentando di intimidirli. Nonostante ciò, gli agenti sono riusciti a bloccarlo e a condurlo in Commissariato. Durante il trasferimento, nel tentativo di fermare l’azione della polizia, ha contattato il 112 NUE chiedendo l’intervento dei Carabinieri, ai quali ha poi dichiarato di essere stato aggredito e di subire un abuso di potere.
L’uomo è stato arrestato per resistenza a pubblico ufficiale e indagato per estorsione e minaccia. Il Questore di Varese ha emesso nei suoi confronti il cosiddetto “DASPO WILLY” per due anni. Questo provvedimento vieta l’accesso ai locali e agli esercizi pubblici nel centro di Busto Arsizio, dove si sono verificati i gravi episodi di cui è stato protagonista.
La violazione del provvedimento comporta una pena detentiva da uno a tre anni e una multa tra 10.000 e 24.000 euro.